La Valle dei Templi

Calatafimi-Segesta

La Valle dei Templi

Calatafimi-Segesta, il paese situato fra le colline dell'agro segestano, ha assunto la denominazione attuale dal 1997, ma è meglio conosciuto con l'originario nome di Calatafimi.

Il paese si è sviluppato nel IX secolo intorno al Qal’at Fîmî, il castello di Eufemio, tipico esempio di architettura normanno-sveva.
Al centro storico troviamo  la Chiesa del SS. Crocifisso, ricostruita negli anni che vanno dal 1741 al 1759, su progetto dell’ architetto Giovanni Biagio Amico, decorata da splendidi affreschi e stucchi dorati, impreziosita dalla grande tribuna nella quale è posto l'altare del SS. Crocifisso, ricchissimo di marmi policromi ed ori.

A seguire troviamo la Chiesa del Carmine, della Madonna del Giubino, di San Michele, di San Giuliano, della Madonna del Soccorso, il Palazzo Zuaro, la fontana "di li cannoli" e la chiesa della Santissima Trinità.
Le chiese conservano dipinti e statue marmoree della scuola di Antonello Gagini. Tra i vari vicoli che si intersecano tra loro, si scoprono cortili e scalinate.

Nella cittadina sono dislocati tre piccoli musei: il museo di Segesta, il museo dell'epopea garibaldina e il museo etnoantropologico.

Nelle vicinanze dell'abitato si trovano il bosco Angimbè e la pineta di Santa Maria.

Sul colle di Pianto romano, in seguito alla spedizione dei Mille che proprio lì affrontò il 15 maggio 1860 le truppe borboniche, si erge il Monumento Ossario di Pianto Romano, progettato dall’architetto Ernesto Basile, dove si conservano le spoglie dei caduti.

Sito archeologico

Fu realizzato intorno al 430 a.C. ed è un esempio di tempio exastilo dorico periptero, ossia caratterizzato da un colonnato che circonda tutto il perimetro con 6 colonne sui lati brevi del peristilio e 14 sui lati lunghi. È lungo 60 m. e largo 20,40 m.; le colonne sono alte 9,36 m. col diametro inferiore di 1,95 m. e quello superiore 1,56 m. e possiedono da 9 a 12 tamburi. Nel fregio si alternano i triglifi e le metope lisce, invece sotto il cornicione si trovano i mutuli che decorano il geison con le loro gocce. Diversi studi hanno dimostrato che il tempio di Segesta è senz'altro uno dei più grandi monumenti dell'antichità, ma allo stesso tempo è incompleto.

A testimoniarlo sono diversi elementi strutturali: le colonne senza scanalature, i coronamenti dei capitelli delle colonne non ancora terminati, i blocchi dei gradini non scalpellati; e ancora la mancanza di copertura, mentre la cella probabilmente era stata progettata e iniziata ma lasciata a livello di fondazione. La costruzione del tempio avvenne nel periodo in cui Segesta intratteneva intensi rapporti con Atene. Infatti, secondo alcuni studiosi, i committenti chiesero ai lapicidi di renderlo più maestoso possibile, cosi da assicurarsi la benevolenza dei delegati ateniesi, arrivati in Sicilia per stipulare con loro un'alleanza. Nel 416 a.C., quando scoppiò una guerra tra Selinunte e Segesta, quest'ultima chiese ausilio ad Atene.